Permettetemi di spiegarlo con chiarezza.
Recentemente, ho avuto alcuni fastidi ragionando su quanto e su come - a volte - io mi trovi a relazionarmi con persone che infrangono alcuni miei valori.
Uno, ad esempio, è al parola data: per me, un accordo è sacro.
Da decenni faccio sempre quello che dico e prometto, rispetto gli accordi, mi rifiuto categoricamente anche solo di
considerare l'idea dell'inganno. Per me è un regola ineliminabile e mai derogabile. Se prometto, mantengo e la mia stretta di mano ha più forza di cento contratti.
Tuttavia, non sempre ricevo lo stesso trattamento in cambio.
A volte mi relaziono con persone (o organizzazioni) che, bellamente, se ne fottono della parola data o - addirittura - di un accordo scritto e firmato. In certi casi, senza neppure fornire spiegazioni.
Lo fanno e basta.
Ci passano sopra, senza morale, fregandosene.
Fino a ieri sera pensavo che fosse questo a turbarmi. Il fatto di non ottenere rispetto.
Poi ho capito che la questione era diversa su un punto fondamentale: mi turbava il fatto di ritenere l'ottenimento del rispetto altrui una mia responsabilità.
In sostanza, mi addossavo la colpa quando il rispetto nei miei confronti veniva a mancare. Pensavo dipendesse da me e di non avere fatto abbastanza
per ottenerlo.
"Fatti rispettare!" è - d'altra parte - un consiglio (ho appena capito quanto malsano sia) che quasi tutti abbiamo ricevuto nella vita.
Ed ecco l'idea. Con il suo sollievo.
Poiché il rispetto che ricaviamo dagli altri è frutto delle loro decisioni e dei loro comportamenti, non c'è quindi nulla che noi possiamo fare che ci garantisca di venire
rispettati.
Certo, possiamo lavorare per influenzare questa dinamica.
Possiamo (e dobbiamo) comunicare in modo chiaro e ripetuto le nostre regole e i nostri confini.
Possiamo anche arrabbiarci se non vengono rispettati.
Ma possiamo imporre un comportamento a un altro essere umano?
Naturalmente no: esiste il libero arbitrio altrui e sta sopra ogni nostro volere.
Pertanto, riuscire a essere rispettati non
dipende completamente da noi.
E quindi, non è una nostra responsabilità perché è fuori dalla nostra area di controllo.
Come ho deciso di comportarmi da qui in avanti, forte di questa nuova idea? Così:
- Continuo a comunicare in modo chiaro e comprensibile per chi ascolta le mie regole e quali comportamenti, per me, sono mancanza di rispetto
- Li ribadisco, perché so che le persone e le organizzazioni tendono a
dimenticare
- Se così facendo ottengo rispetto, va bene
- Se non lo ottengo, quelle persone vanno allontanate ed escono dalla cerchia delle mie relazioni
- Se non si possono mettere distanze (con qualcuno dobbiamo relazionarci per forza, perlomeno in certi periodi) allora riduco al minimo le interazioni
Al di sopra di questo, comprendiamo e ricordiamoci che - fatto ciò - non è certo colpa nostra se non veniamo rispettati. Togliersi il senso di
colpa e non prendersi responsabilità impossibili e ingiuste è fondamentale per sentirsi bene anche davanti a coloro che - quel rispetto - non lo dimostrano.